Sono indignato!

Sono indignato!


Sono indignato, se è vero che Facebook rappresenta uno spaccato della moderna società è altrettanto vero che questa società mi spaventa.

È il 13 novembre 2015, Parigi viene duramente colpita da una serie di attentati terroristici di chiara matrice islamica… Il giorno seguente Facebook si risveglia francese, siamo tutti francesi, le foto dei profili sono sostituite da bandiere francesi e non si contano i messaggi di cordoglio e vicinanza ai cugini d’oltralpe.

22 marzo 2016, attentati di Bruxelles, siamo tutti Belgi? Pochi lo scrivono, come poche saranno le bandiere del Belgio sulle foto dei profili.

28 giugno 2016, attentato all’aeroporto di Instabul, 41 morti, 240 feriti, zero bandiere turche nei profili.

1 luglio 2016, attentato in un ristorante a Dacca, Bangladesh, 20 morti, 9 sono italiani, torturati e uccisi a colpi di macete perché non erano in grado di recitare il Corano.

Tantissime bandiere italiane su Facebook, davvero tante, ma solamente perché la nostra nazionale si accingeva a giocare un’importante disputa agli europei di calcio.

E allora mi chiedo se sia normale che il cordoglio nazionale possa essere manifestato in maniera così plateale, esortati da un’applicazione di Facebook che appone la bandiera francese sullo sfondo della tua immagine del profilo, per poi sparire in maniera tanto incoerente quando fatti analoghi si verificano in altri paesi d’Europa e del mondo.

Mi chiedo se sia normale vedere tricolori esposti, ormai solamente per fede sportiva, leggere post su Facebook riferiti ai rigori sbagliati durante la partita contro la Germania, mentre famiglie di nostri connazionali stanno piangendo i loro cari trucidati così barbaramente, in nome di un Dio che dovrebbe amarci tutti senza distinzioni.

Mi chiedo come il popolo italiano possa essere diventato così ipocrita, freddo e arido; come possa non sentirsi unito in un momento tanto triste, in cui la nostra libertà sia stata manifestamente attaccata.

Mi chiedo cosa penserebbero di noi i nostri nonni, quei nonni che hanno combattuto per dei valori morali, in cui credevano strenuamente, ma che sembrano non esistere più, quei nonni che credevano in quell’ideale tanto desueto, ma tanto importante per una Nazione, la Patria.

In questa società dell’apparire, dei selfie, in cui l’importante è ottenere il maggior numero di like, come si può anche solamente immaginare che parole come Patria, unità nazionale, principi etici, possano avere un significato tanto profondo da determinare un riscontro positivo nella vita della Nazione?

Ormai le istituzioni che potevano trasmettere nella società questi valori, che potevano infondere nei giovani l’orgoglio di essere nati ed appartenere ad una Nazione splendida come la nostra Italia, quelle istituzioni come la scuola ed il servizio di leva, sono state messe in condizioni di non poterlo più fare o addirittura soppresse.

Se quest’Italia sta andando a rotoli, mi chiedo se la colpa non sia un po’ anche nostra che non crediamo più in ciò che siamo, che non amiamo più incondizionatamente la terra che ci ha dato i natali, che non onoriamo più la memoria di chi ha donato la sua vita combattendo per renderci liberi, che non ci indigniamo più se degli invasati in nome del loro dio massacrano dei nostri fratelli, che stiamo cambiando i nostri usi e costumi nel tentativo di far integrare chi non ha alcuna intenzione di farlo.

Io che ancora mi emoziono ad ascoltare il Canto degli Italiani, quando la nostra bandiera viene issata sul pennone e mi corrono i brividi lungo la schiena quando pronuncio le parole “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”, mi indigno nel vedere tanta ipocrisia e superficialità, mi indigno quando prendo coscienza che in questo nostro bel paese sta morendo il patriottismo, quel valore senza il quale una nazione diventa un semplice confine sulla carta geografica, un corpo privo dell’anima, una nave senza equipaggio destinata ad essere portata alla deriva sugli scogli… e ho paura.

 

 

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